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Le regine del travertino: Una pietra, la nostra vita
Le regine del travertino: Una pietra, la nostra vita
Le Signore dell' industria nel Lazio, anno duemila e due. Anna, Elisabetta e Rosy, lo sono da quasi vent' anni. Regine di quel travertino, unico per compattezza e colori, scelto da re, principi ed emiri. E da scultori, come il polacco Igor Mitoraj, l' artista moderno più classico, che ha voluto che il blocco di roccia per il volto della "Dea Roma" (pesante 120 tonnellate, alto sei metri) fosse scavato dai giacimenti di Guidonia di proprietà delle tre donne. Anche i rivestimenti per l' Auditorium progettato da Renzo Piano vengono da lì, da Valle Pilella, tra polvere, macchine e desolazione, al chilometro 25 della via Tiburtina. Allegre e lievi, capitane di un' industria pesante sono diventate quando il capofamiglia, Lilio Bernardini, morì lasciando loro, nell' area romana, il più grande giacimento di travertino della regione. «Se ne andò in luglio», racconta la moglie Anna, che porta da sessantenne i suoi 73 anni. «Tra Tivoli e Guidonia, non furono pochi gli imprenditori che rinunciarono alle vacanze d' agosto pensando che avremmo gettato la spugna, ceduto l' attività». Loro, Elisabetta e Rosy, ancora studiavano in un collegio, "Le Rosey" di Rolle, tra Ginevra e Losanna. E a lei, Anna Giansanti, discendente di quel Battista Giansanti monsignore e diplomatico, che fu segretario particolare di Papa Clemente VII, non passò, neanche per un attimo, l' idea di mollare. Da allora, su quella quarantina di ettari hanno continuato a scavare adornando dei loro marmi aeroporti, grandi hotel, chiese, sinagoghe, moschee e palazzi di giustizia. Dai carotaggi, il travertino spunta fuori con le vene e nei colori più belli. Tanto da suscitare, con lo stupore dei clienti, punte di invidia nei concorrenti: «Ci dicono che abbiamo una fortuna sfacciata», sorride Elisabetta, 43 anni, una figlia e un figlio, che nell' impresa si occupa di Personale e Acquisti di gru, seghe diamantate, pale meccaniche~ E della compattezza di quella roccia calcarea, dell' unicità dei suoi colori, deve essersi accorto anche re Fahd, che lì ha acquistato la materia prima per la sua dimora di Riyadh. «Scava e scava», racconta Rosy, responsabile delle vendite, 35 anni, una figlia, compagna di liceo di Emanuele Filiberto di Savoia, «e negli ultimi tre anni abbiamo trovato il "Dorato" e il "Blu Anne", che portano a una quindicina le varietà di travertino a Valle Pilella». Sono in mostra per i clienti su una spianata di un ettaro dove la roccia viene squadrata in blocchi da sette, otto metri cubi, numerata e marchiata «Travertini Giansanti»: il primo ha riflessi come l' oro con screziature gialle, arancio e rosse; sul secondo scivolano i blu cobalto, i viola, i pervinca. Trattati con cere e resine sono un tripudio di iridescenze. «La prima scelta spiega Elisabetta costa quanto il "Navona"», il travertino più bianco e compatto: anche mille e 500 euro per metro cubo. Ai comandi della grande gru mobile, c' è Amerigo Vagnozzi, rappresentante sindacale per la Cgil: «Lavoro qui da quasi trent' anni e mai ci siamo sentiti pressati, nessuno ci mette fretta». Sotto, chiusa da pareti candide alte una ventina di metri e tagliate da "falde" di terra, una gola è invasa da una sorgente di acqua sulfurea: «La pompiamo», spiega Rosy, «altrimenti ci inonderebbe~ Come fa la fortuna~». E l' allegria.
Carlo Picozza